LECTIO: XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) (2025)

Lectio divina su Lc 10,1-12.17-20

Invocare

O Dio, che nellavocazione battesimale ci chiami ad essere pienamente disponibili all'annunziodel tuo regno, donaci il coraggio apostolico e la libertà evangelica, perchérendiamo presente in ogni ambiente di vita la tua parola di amore e di pace. PerCristo nostro Signore. Amen.

In ascolto della Parola (Leggere)

1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a duedavanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Dicevaloro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque ilsignore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate:ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, nésacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

5In qualunque casa entriate, primadite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, lavostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restatein quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora hadiritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

8Quando entrerete in una città e viaccoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite imalati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Maquando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze edite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ainostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dioè vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sodoma sarà trattatameno duramente di quella città».

17I settantadue tornarono pieni digioia, dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Eglidisse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco,io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tuttala potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegrateviperò perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché ivostri nomi sono scritti nei cieli».

Insilenzio leggi e rileggi il testo biblico finché penetri in te e vi metta dellesalde radici.
Dentro il Testo

Ci troviamo durante il viaggio di Gesù verso Gerusalemme.Gesù aveva già inviato i Dodici (Lc 9,1-6). Tale invio ha prefigurato l’inviodegli apostoli al popolo di Israele. L’invio dei 70/72 prefigura la missioneuniversale di tutta la Chiesa. Questa prospettiva universale della missione puòessere colta grazie alla presenza nel brano di alcuni elementi caratteristici:

- l’immagine della messe abbondante (v. 2): nell’AT èimmagine del giudizio finale di Dio su tutti i popoli.

- il ricordo delle città di Sodoma (v. 12), città simbolo deipagani.

- il numero simbolico di 70 o 72. Esso può riferirsi a Gn 10: l’elenco dei popoli, ladiscendenza dei figli di Noè. Il loro numero (70 per la Bibbia masoretica, 72per la Bibbia dei LXX) simbolizza il mondo pagano. Oppure può provenire da Nm 11,24-30: Dio ha dato lospirito profetico ai 70 anziani scelti da Mosè, ma anche a due uomini che eranorimasti nell’accampamento, in totale dunque 72 uomini.

Viene dunque prefigurata la missione post-pasquale, quando lavicinanza del Regno sarà proclamata a tutti i popoli, senza eccezione. E diquesta missione vengono indicate le caratteristiche fondamentali. Anzitutto èuna missione apportatrice di bene: entrando in una casa i discepoli devonoaugurare la pace e cioè la pienezza dei beni messianici; entrando in una cittàessi devono annunciare il regno di Dio con le opere (guarendo i malati) e conle parole. Viene offerta a tutti gli uomini la salvezza di Dio; è necessarioperò rendersi conto della gravità che un eventuale rifiuto riveste.

Seguiranno poidue brani molto importanti sulle caratteristiche del discepolo: la carità versoil prossimo (il buon Samaritano, Lc 10,25-37), ma una carità che si fondisull'ascolto della Parola di Dio (Marta e Maria, Lc 10,38-42).

Riflettere sulla Parola (Meditare)
v. 1: Dopo questifatti il Signore designò altri settantadue

I fatti a cuiLuca si allaccia sono gli insegnamenti riguardanti la sequela di Gesù. Ora,dopo l’insegnamento, l’ascolto della Parola di Dio segue l’invio.

L'iniziativa della chiamata e dell'invio è del Signore,padrone della messe; ai discepoli corrisponde la disponibilità nella risposta. Questosignifica che l’uomo non è gettato nella vita per andare verso la morte, ma èchiamato per nome; Dio manda per lui dei messaggeri per portargli la suaparola.

I settantaduerappresentano le nazioni pagane in Genesi 10 (70 nel testo ebraico chiamato“masoretico” 72 nella Greca “settanta”); nella chiesa primitiva simboleggial'universalità. In questo Vangelo possiamo vedere la vocazione alla missione consegnatada parte di Gesù, tutti siamo chiamati all'annuncio del Regno.C'è infatti unamissione a cui il Signore incarica altri discepoli che non sono gli Apostoli eche rimane valida grazie all'opera dello Spirito.

e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava perrecarsi.

Gesù li mandadue a due, rappresentando la comunità. La missione non è individuale ma diaiuto reciproco, comunitaria. L’andare a due a due era un modo di difendersi e di aiutarsi in caso di pericolo.Essere in due è essere in comunione almeno con un'altra persona, perché latestimonianza sia credibile (cf. Dt 19,15). Così andarono Pietro e Giovanni(At 3-4; 8,14); Barnaba e Saulo, inviati dalla comunità di Antiochia (At13,1-4). L'annuncio del Vangelo non è lasciato all'inventiva solitaria, ma èopera di una comunità di credenti. Sia pure piccola, come nel caso deigenitori, primi educatori della fede dei loro figli. L'impegno di annunciare ilVangelo assieme ad altri non è solo una questione di maggiore efficacia,ma perché il farlo assieme è espressione di comunione e garanzia della presenzadel Signore: «Dove sono due o tre lì sono io in mezzo a loro» (Mt18,20).Inoltre, sono portatori del messaggio di un'altra persona;non sono proprietari o protagonisti, sono precursori di Qualcuno che è piùimportante, che verrà dopo, per la cui venuta essi devono preparare le menti ei cuori dei destinatari, che sono su tutta la faccia della terra.

v. 2: Diceva loro: La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

L'immagine delcampo pronto per la mietitura era legata alle profezie apocalittiche (cf. Gl4,13 e Is 27,12). Le messi mature indicano le nazioni che si dovrannosottoporre al giudizio di Dio. Egli manda i suoi angeli per raccogliere Israeleo i popoli come frutto maturo. In Luca questa interpretazione si allarga: lemessi sono le nazioni a cui portare il Vangelo: esse sono innumerevoli mentregli evangelizzatori non sono mai sufficienti.

Oggi la situazione è la stessa di ieri. Le sfide dellamissione variano, in parte, secondo i tempi e i luoghi, ma nella sostanza sonougualmente esigenti. E quindi valgono anche oggi le stesse soluzioni che Gesùproponeva allora.

Gli operai, dice Gesù, sono pochi. Non dice i battezzati sonopochi ma gli operai. Una attestazione per dire che non tutti i battezzatiseguono il Vangelo, non sono missionari: non sono cristiani che cercano divivere la propria vita con la speranza e lo sguardo che viene fuori dallaParola.

Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!

La prima azione dei discepoli è la preghiera. Bisognapregare, perché la missione non può venire dalla decisione degli uomini. I missionari hanno bisogno di forza e fiducia in Dio perchétutto proviene da Dio e per Dio. Annunziare il Regno di Dio nonsignifica annunziare una verità che io ho capito, ma vuol dire annunciarequalcosa che Dio compie e questo annuncio è legato a una missione del Signore.

La preghiera sta ad indicare che ci troviamo dentro al Regnodella grazia e non al regno dell’autoaffermazione umana. È una preghiera cheporta a compimento, realizza il desiderio di Gesù, un desiderio legato alla suacompassione. Dobbiamo pregare il padrone della messe, il Padre, perché ci sianopersone che pongano mano alla messe che è Gesù. Gli operai sono chiamati adessere mandati alla messe, cioè al Cristo. Questa è la prospettiva di ognidiscepolo.

v. 3: Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi

L’imperativo usato è un invio esplicito. Il Signore ci mandacome “agnelli in mezzo ai lupi”, invia per una strada piena di pericoli, ostilità, violenza nei confronti dell’annuncio del Vangelo(i lupi), anticipando quello che sarà Lui in pienezza: vero agnello della veraPasqua. Poiché la missione non è facile, bisogna essere preparati anche alfallimento; i missionari devono essere attenti e consapevoli delle propriedebolezze e fragilità e sapere dove si trova la loro forza.

Ai discepoli indifesi, Gesù chiede di essere come Lui, rivestitisolo di Lui. L’agnello richiama l’Agnello pasquale e il servo sofferente cheporta il peccato del mondo: il Crocifisso.

v. 4: Non portate borsa, né sacca,né sandali

Qui iniziano delle indicazioni per uno stile di vita. Esse sono deltutto simili a quelle che Gesù aveva già dato agli apostoli in Lc 9,1-6. Lo stile della missione deve essere libertà e distacco. Le modalità della missione sono già missione. Non è soloimportante il fine: i mezzi sono importanti almeno quanto il fine. C’è un mododi andare che dice che abbiamo raccolto Cristo, nostra messe, che è l’andarecome agnelli in mezzo ai lupi, senza che ci sia una garanzia. Le vicende dellaguerra ci hanno insegnato che siamo poco inclini, in quanto Chiesa, ad assumerela condizione degli agnelli. Il discepolo deve affidarsi alla Provvidenza ealla generosità di quanti incontrerà.

Tra i divieti viè anche quello di portare i sandali, ciò vuol indicare un servizio umile e disinteressato.

Non fermatevi a salutare nessunolungo la strada.

Il non fermarsi significa che non si deve perdere tempo con le cose che nonappartengono alla missione. È possibile che sia un'evocazione dell'episodiodella morte del figlio della sunammita, dove Eliseo dice all'impiegato:"Parti! Se qualcuno ti saluta, non rispondergli" (2Re 4,29), perchési trattava di un caso di morte. Luca vuole raccomandare il non farsidistrarre dall'impegno missionario. Annunciare la Buona Novella di Dioè un caso di vita o di morte!

vv. 5-6: In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.

I discepoli di Gesù quello che possono portare con loro èsolo la pace. Ciò significa che devono confidare nell'ospitalità della gente. Così il discepolo che va senza nullaportando appena la pace, mostra che ha fiducia nella gente. Il dono dellapace(lo Shalom) nel senso biblico più completo, per le persone e le famiglie. È unimpegno solenne e positivo, che solo può compiere chi si presenta come unagnello. La pace è il dono messianico per eccellenza; Gesù l'ha già donata aqualcuno, soprattutto nel dono del perdono; e, nella sua passione, eglidiventerà «la nostra pace», quando ci riconcilierà definitivamente con ilPadre. La pace è il dono e il saluto privilegiato del Risorto. Dopo la suarisurrezione, salutare con il saluto della pace non è un continuare la pursempre lodevole abitudine del tempo, ma significa comunicare e augurare lasalvezza, la riconciliazione con Dio e tra gli uomini. Il discepolo èessenzialmente un portatore di pace, un costruttore di pace.

Se vi sarà un figlio della pace,la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.

L’espressionesemitica «figlio della pace» ha diversi significati: uomo pacifico, aperto allapace, destinato alla pace. Il saluto di «pace» appare come una realtà salvifica capace, se vieneaccolta, di ottenere effetti concreti nella vita della casa, di rendereefficace in essa la forza del Regno annunciato da Gesù (vedi l’episodio diZaccheo Lc 19,1-10). Questa pace è la password per aprire anche le serraturepiù arrugginite. E non va sprecata e tanto meno vanificata, al punto che Gesùprecisa “altrimenti tornerà a voi”. La «vostra» pace è quindi quel donosalvifico di Gesù che i messaggerisono incaricati di portare. Essa «riposerà»: verbo che nell’AT è utilizzato perparlare dello Spirito di Dio (Nm 11,25;2Re 2,15).

vv. 7-8: Restatein quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora hadiritto alla sua ricompensa

I discepolinon devono andare di casa in casa, ma rimanere nella stessa casa. Cioè,devono convivere in modo stabile, partecipare nella vita e nel lavoro dellagente del luogo e vivere di ciò che ricevono in cambio, perché l'operaiomerita il suo salario.

Il "dirittoalla ricompensa" è un elemento che è entrato in un secondo momento eriflette le esigenze dei predicatori del Vangelo del primo secolo. Ne èportavoce autorevole Paolo (es. 1Cor 9,14).

Il valore comunitario della convivenza fraterna prevalesull'osservanza delle norme rituali. Agendo così, criticavano le leggi dellapurezza che erano in vigore, ed annunciavano un nuovo accesso alla purezza,all'intimità con Dio.

Non passate da una casa all’altra.

Questo secondo imperativo vuole impedire al discepolo di darel'impressione di essere un incostante o di ricercare comodità che non possonodargli i primi che l'hanno accolto. Eppure, sono questi i più degni di faredella loro casa, in quella città, il centro di diffusione del messaggio. Nonpossono essere privati di questo loro bene. Ed è con loro che si condivideanche il cibo.

Questi versetti corrispondono però anche alla visione diLuca, per il quale la vera meta dell’attività missionaria è la città. Per lui,la casa rimane l’alloggio base degli evangelizzatori, e la ripetizione dellaregola sul mangiare si riferisce ai vv. 5-7 e quindi alla funzione della casanella prospettiva della predicazione nella città.

vv. 8-9: Quando entreretein una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto

A partire daquesto versetto, l’attenzione si rivolge alla città come luogo della missione. Dallacasa si passa alla città. Il fatto che all’accoglienza è legata subito al cibopuò essere un indizio che questo fosse uno dei problemi più grossi per ipredicatori del Vangelo dei primi tempi. Inoltre, faceva parte dellapredicazione anche l'essere un "buon ospite". L'invito a mangiare quantoverrà offerto, indica che le città potranno essere anche città pagane e chequindi non si attenevano alle regole alimentari degli ebrei.

Guarite i malati che vi si trovano

Accanto all'annuncio del Vangelo c'èanche la cura degli ammalati. Nelleguarigioni Luca vede il segno della vicinanza del Regno di Dio come salvezza:l’uomo riceve la sua integrità umana.

I discepoli devono occuparsidei malati, curare i lebbrosi e cacciare i demoni (cf. Mt 10,8). Questosignifica che devono accogliere dal di dentro della comunità coloro che da essafurono esclusi.

La pratica della solidarietà critica la società che escludeuna persona dal resto della comunità. E così si recupera l'antica tradizioneprofetica del «goêl». Fin daitempi più antichi la forza del clan o della comunità si rivelava nella difesadei valori della persona, della famiglia e della possessione della terra, econcretamente si manifestava ogni “sette volte sette anni” nella celebrazionedell'anno giubilare (Lv 25,8-55; Dt 15,1-18).

dite loro: “È vicino a voi ilregno di Dio”.

Per la prima volta Luca riporta la formula «il Regno di Dio èvicino a voi», sintesi dell’annuncio centrale di Gesù (cf. Mc 1,15). Riguardo al significatooriginale, il problema è di conoscere il senso esatto del verbo eggizein, che normalmente significa «avvicinarsi», ma che, al perfetto, puòacquistare la sfumatura di una prossimità immediata, di una vicinanza tale dadiventare presenza. Il Regno di Dio è vicino perché Gesù è vicino. È laprossimità del Signore, del Risorto, grazie all’annuncio dei suoi missionari. Imessaggeri annunciano la forza salvifica del Regno presente nella loro attivitàche è quella del Risorto.

Annunciare il Regno non è in primo luogo insegnare verità edottrine, ma portare le persone ad un nuovo modo di vivere e di convivere, adun nuovo modo di agire e di pensare, partendo dalla Buona Novella che Gesù ciannuncia: Dio è Padre, e quindi noi siamo fratelli e sorelle gli uni deglialtri.

vv. 10-11: Ma quando entrerete in una città e non viaccoglieranno, uscite sulle sue piazze

Qui viene contemplata la possibilità di un rifiuto. Gesù, come hadetto ai dodici, comanda ancora una volta di scuotere la polvere dai piedi,mettendo tutti di fronte alle proprie responsabilità.

E dite: “Anche la polvere dellavostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però cheil regno di Dio è vicino”.

Il gesto delloscuotere la polvere dai piedi lo compiva ogni pio israelita quando varcava ilconfine di ritorno da paesi pagani. Questo significava che egli non volevaportare con sé niente di quelle terre impure. Lo scuotere la polvere di unacittà che non aveva accolto la Parola era dunque un gesto forte che indicava ilrifiuto di qualsiasi comunione ulteriore. In Marco questo gesto doveva esserecompiuto uscendo dalla città ostile, mentre per Luca questo andava fatto nellapiazza con alcune parole che giustificavano il gesto. Ciò sottolinea la gravitàdell'atteggiamento di rifiuto da parte dei cittadini e poteva essere un gestoestremo per una ulteriore conversione.

v. 12:Io vi dico che, in quel giorno, Sodoma sarà trattatameno duramente di quella città».

Quanto sia urgente il messaggio si percepisce anchedal fatto che è forte la condanna per coloro che non intendono accettarlo, essisono considerati peggiori dei famigerati peccatori di Sodoma (Gn 19). Si notiperò che si dice che ciò avverrà nel giorno del giudizio, non adesso: alrifiuto non segue immediatamente il castigo, la condanna; Dio continua adoffrire tempo ai peccatori per convertirsi.

Il valore escatologico dell’annuncio di Gesù viene trasferitosulla missione dei suoi messaggeri: anche il loro annuncio ha carattereescatologico, e quindi le città che rifiutano la loro proclamazione sonominacciate dal medesimo giudizio di quelle che hanno respinto Gesù.

Il rifiuto dei messaggeri è seguito da una parola di giudizioche funge da legame tra Lc 10,10-11e Lc 10,13-15. Più cheun senso di vendetta contro le città che non accolgono il Vangelo, è un metterein luce la serietà della decisione richiesta dinanzi all’annuncio della venutadel Regno di Dio; comunque esiste qualche tensione con l’insegnamento emerso inLc 9,51-56.

v. 17: I settantadue tornarono pieni digioia, dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome».

Saltiamoalcuni versetti per riprendere il mandato dei 72 discepoli. Non sappiamo cosasia successo durante la missione, qui Luca descrive il ritorno pieno di gioia aseguito di un grande successo missionario.

Il successo missionario è descritto come sottomissione deidemoni, LaParola di Dio, infatti, libera gli uomini dal male. La lotta con i demoni,infatti, si compie nel nome di Gesù. Soprattutto negli Atti si vedrà la potenzadi questo nome. Inoltre, implica l’estendersi deltempo della salvezza come tempo di gioia alle nazioni.

La sottomissione dei demoni può destare meraviglia a questopunto, poiché i discepoli erano stati inviati a guarire e predicare. L’accennoal potere di espellere i demoni si legge solo all’invio dei Dodici. Questo puòsuggerire che non c’è distinzione di poteri tra i Dodici e i Settantadue nelcampo della missione. Questo potere sui demoni mostra che Luca vede la missionecome confronto con le forze sataniche del male, una liberazione dell’uomo chesi trova sotto tale potere significato dalle malattie.

v. 18: Egli disse loro:Vedevo Satana cadere dal cielo come folgore.

Perché Satana cadde dal cielo? Satana cadde a causadell’orgoglio. Egli desiderò essere Dio, piuttosto che essere un servo di Dio.La caduta di Satana dal cielo è descritta in maniera simbolica in Is 14,12 edEz 28,12-18. Mentre questi due passi si riferiscono specificamente ai due re diBabilonia e di Tiro, si riferiscono anche al potere spirituale dietro quei re,chiamati Satana. Il fatto che Satana cade dal cielo lo troviamo anche in Genesie nel libro di Giobbe e va messo in prospettiva escatologica.

Con l’annuncio della vicinanza del Regno di Dio, Satana haperso il potere di accusatore nei confronti di Israele: Dio offre di nuovo e inmodo definitivo la sua grazia salvifica al popolo. La caduta di Satana è giàuna realtà: l’agire salvifico di Dio è all’opera, il suo Regno è già presente etende con tutta forza verso il pieno compimento. Quando gli eserciti di Diomarciano nel nome di Gesù, Satana non ha il potere di fermare quella marcia vittoriosa:la volontà di Dio viene fatta, il nemico è in fuga e nulla può fermare ipropositi dell’Altissimo.

v. 19: Ecco, io vi ho dato il potere dicamminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nullapotrà danneggiarvi.

Satana, serpenti, scorpioni, rappresentano tutto ciò che sivuole opporre al bene. Con questo versetto Luca pone l’attenzione sullaprotezione ricevuta: gli evangelizzatori non camminano sui serpenti e gliscorpioni per schiacciarli come un nemico vinto, ma possono camminare sopraqueste bestie pericolose senza danno, senza essere vittime dei loro morsi. Laprotezione divina dei discepoli si estende anche contro le numerose e variemanifestazioni nocive – seduzioni e tormenti – che Satana può recare all’uomo,e che i messaggeri dovranno affrontare: avranno da Dio il potere di superarle.La protezione divina è un annuncio che l’amore e il perdono costruisce rispettoall’odio e allo sfruttamento, smontando così il mondo del male.

v. 20: Non rallegratevi però perché idemoni si sottomettono a voi

È la gioia legittima di chi vede i frutti della sua attività,e i settantadue, avevano visto i demoni sottomettersi a loro, che predicavanoed operavano nel nome di Cristo; un entusiasmo che dava loro coraggio e liriempiva di esultanza. Da qui l’invito prezioso che Gesù rivolge ai discepoli èun invito a non rallegrarsi del potere che possono esercitare. L’orientamento èai cieli. Il segno di una Chiesa orientata al cielo è una Chiesa che nongioisce del potere che ha, ma è una Chiesa che si sa al servizio.

C’è una gioia più profonda e sicura che proviene dall’essereamati e scelti da Dio. Una priorità data alla salvezza individuale e unorientamento all’essenziale, che prepara le esortazioni della seconda parte delcapitolo (vv. 25-42). La gioia vera, quella profonda, duratura, inalterabile eche niente e nessuno potrà mai intaccare, non viene, infatti, dalle mutevolivicende temporali, ma nasce dall'eterna comunione col Dio che salva.

rallegratevi piuttosto perché ivostri nomi sono scritti nei cieli.

Il profeta Isaia già aveva messo in rilievo come la missionedel profeta sia strettamente legata al piano di Dio. È lui che per mezzo nostroconsola, restituisce la gioia della vita, nutre, fa crescere, rende la societàprospera e la fa vivere in pace. È sempre la paternità e fecondità di Dio chesiamo portati a trasmettere. San Paolo osa dire, da Apostolo, che ilmissionario porta in sé le stigmate, i segni di riconoscimento di GesùCrocifisso (Gal 6,17), del dono, della Missione di Cristo, il solo missionarioche fa della vita nostra partecipazione alla sua missione.

Cifermiamo in silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche ilSilenzio sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato
La Parola illumina la vita e la interpella
Come vivo l’incontrocon Gesù, Parola eterna del Padre? Come leggo gli eventi della vita alla lucedella Parola?
Mi sento inviatoda Gesù ad annunciare la Parola con le parole ma anche con la testimonianza divita?
Come potrei tradurre nella mia vita latestimonianza del Vangelo «senza borsa, bisaccia e sandali»?
Checosa significa per me oggi che il “regno di Dio” è vicino?
Sento la gioiadi appartenere a Cristo? Che cosa mi rallegra di più?
Rispondi a Dio conle sue stesse parole (Pregare)
Acclamate Dio, voi tutti dellaterra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tueopere!».
«A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuonome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugliuomini.
Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo digioia.
Con la sua forza domina in eterno.
Venite, ascoltate, voi tutti chetemete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la miapreghiera,
non mi ha negato la suamisericordia. (Sal 65).
L’incontrocon l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)

Abbandoniamociall’azione dello Spirito Santo per ritrovare lo stupore dell’ascoltodella Parola di Dio che giunge ai nostri orecchi attraverso l’inviato di Dio.C’è una parola di Dio per te! Dare all’uomo il vangelo significa dargli ilmotivo fondamentale per cui vivere, significa dargli la forza e l’energia persuperare i tanti momenti di avvilimento, di stanchezza, di fatica cheinevitabilmente stanno dentro alla nostra vita.

LECTIO: XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C) (2025)
Top Articles
Latest Posts
Recommended Articles
Article information

Author: Dan Stracke

Last Updated:

Views: 6148

Rating: 4.2 / 5 (43 voted)

Reviews: 82% of readers found this page helpful

Author information

Name: Dan Stracke

Birthday: 1992-08-25

Address: 2253 Brown Springs, East Alla, OH 38634-0309

Phone: +398735162064

Job: Investor Government Associate

Hobby: Shopping, LARPing, Scrapbooking, Surfing, Slacklining, Dance, Glassblowing

Introduction: My name is Dan Stracke, I am a homely, gleaming, glamorous, inquisitive, homely, gorgeous, light person who loves writing and wants to share my knowledge and understanding with you.